Mercoledì 27 Marzo, la nostra scuola ha organizzato un incontro
con l’autore Annibale Pinotti per farci riflettere su come noi adolescenti
“abusiamo” dell’uso dei dispositivi digitali e, soprattutto dei social.
L’incontro si è tenuto in palestra e, prima di iniziare, la Preside ci ha informati del perché eravamo lì: eravamo poche classi, ma avevamo
una cosa in comune: in ogni classe, infatti, ci sono stati brutti episodi
riguardanti l’utilizzo del cellulare e dei social.
Durante la presentazione ci hanno presentato i social che stanno spopolando di più (Facebook, Instagram, Snapchat, Whatsapp e Tik Tok) e ci hanno fatto vedere video e immagini sulle conseguenze dell’uso inconsapevole dei cellulari.
Durante la presentazione ci hanno presentato i social che stanno spopolando di più (Facebook, Instagram, Snapchat, Whatsapp e Tik Tok) e ci hanno fatto vedere video e immagini sulle conseguenze dell’uso inconsapevole dei cellulari.
Ci sono stati però un video e un’immagine che mi hanno fatto
riflettere di più: per quanto riguarda il video, ci mostrava una serie di clip
in cui delle persone che camminavano guardando il telefono, non stavano attente
a dove andavano e, di conseguenza, andavano a sbattere contro pali, cassette
della frutta e, addirittura, cadevano in acqua.
All’inizio era molto divertente, ma non si può dire lo stesso
della fine: una ragazza stava guidando dando più attenzione al cellulare che
alla strada, non accorgendosi che una macchina le stava andando addosso.
La foto invece, rappresentava delle ragazze sedute al tavolo di un
bar: tutto normale, se non fosse per il fatto che stavano tutte con il
cellulare sui social: l’autore ci ha detto che ora i ragazzi preferiscono i
social alle interazioni nella vita reale e che questo porta all’isolamento
sociale.
Secondo me non è una buona interpretazione: magari per alcuni è
così, ma non è dovuto al preferire i social alla vita reale, ma dipende dal
proprio carattere, influenzato dalle esperienze e dalle persone con cui si è in
contatto nella realtà. Personalmente, ho un carattere abbastanza introverso, ma
non è stato sempre così, anzi, qualche anno fa ero il contrario.
Il mio cambiamento non è dovuto al cellulare e ai social: tutti
pensano sia così, ma nessuno ha mai provato a capire veramente perché e cosa
faccio quando sto sola; a differenza di altri, sto solo una minima parte sui
social e il resto del tempo lo passo ad ascoltare musica che mi fa stare bene,
perché manda messaggi di cui ho bisogno: sii te stesso non facendoti
influenzare dal giudizio degli altri e, cosa più importante, ama te stesso.
Il perché del mio bisogno di questi messaggi è semplice: il mio
cambiamento è dovuto al non fidarmi degli altri per paura di soffrire e anche
paura di sbagliare.
Le fonti di queste paure sono due: i compagni di classe, che mi
prendono in giro e mi insultano senza un motivo, e i professori, dai quali sento
una grande “pressione”. Magari nemmeno se ne accorgono e non lo fanno
volontariamente, ma la pressione che sento da parte loro è tanta e mi ha
portata a chiudermi ancora di più per paura, appunto, di sbagliare qualcosa e
di deluderli.
Da queste esperienze personali, posso affermare che non tutti si
isolano dalla realtà perché preferiscono i social, ma perché hanno avuto
esperienze negative che gli hanno portati a trovare un rifugio. Magari questo
rifugio è pericoloso e bisogna saper capire cosa è il male e cosa è il bene, ma
se c’è il bisogno di questo rifugio è colpa di circostanze esterne della vita
reale che ti porta a cercarlo.
Questo incontro mi ha aiutato a capire che, in effetti, adesso si
fa un “abuso” del cellulare e dei social, ma anche che gli adulti tendono a
saltare a conclusioni affrettate esagerate senza sapere la verità.