domenica 29 settembre 2019

SMARTLIFE OVVERO COME SOPRAVVIVERE ALLA SOLITUDINE DEI SOCIAL


Mercoledì 27 Marzo, la nostra scuola ha organizzato un incontro con l’autore Annibale Pinotti per farci riflettere su come noi adolescenti “abusiamo” dell’uso dei dispositivi digitali e, soprattutto dei social.                                                                                               
L’incontro si è tenuto in palestra e, prima di iniziare, la Preside ci ha informati del perché eravamo lì: eravamo poche classi, ma avevamo una cosa in comune: in ogni classe, infatti, ci sono stati brutti episodi riguardanti l’utilizzo del cellulare e dei social.    
                                                                                                                          Durante la presentazione ci hanno presentato i social che stanno spopolando di più (Facebook, Instagram, Snapchat, Whatsapp e Tik Tok) e ci hanno fatto vedere video e immagini sulle conseguenze dell’uso inconsapevole dei cellulari.                                                                                                                                                      
Ci sono stati però un video e un’immagine che mi hanno fatto riflettere di più: per quanto riguarda il video, ci mostrava una serie di clip in cui delle persone che camminavano guardando il telefono, non stavano attente a dove andavano e, di conseguenza, andavano a sbattere contro pali, cassette della frutta e, addirittura, cadevano in acqua.
All’inizio era molto divertente, ma non si può dire lo stesso della fine: una ragazza stava guidando dando più attenzione al cellulare che alla strada, non accorgendosi che una macchina le stava andando addosso.                                                                                                                                                         La foto invece, rappresentava delle ragazze sedute al tavolo di un bar: tutto normale, se non fosse per il fatto che stavano tutte con il cellulare sui social: l’autore ci ha detto che ora i ragazzi preferiscono i social alle interazioni nella vita reale e che questo porta all’isolamento sociale. 
Secondo me non è una buona interpretazione: magari per alcuni è così, ma non è dovuto al preferire i social alla vita reale, ma dipende dal proprio carattere, influenzato dalle esperienze e dalle persone con cui si è in contatto nella realtà. Personalmente, ho un carattere abbastanza introverso, ma non è stato sempre così, anzi, qualche anno fa ero il contrario. 
Il mio cambiamento non è dovuto al cellulare e ai social: tutti pensano sia così, ma nessuno ha mai provato a capire veramente perché e cosa faccio quando sto sola; a differenza di altri, sto solo una minima parte sui social e il resto del tempo lo passo ad ascoltare musica che mi fa stare bene, perché manda messaggi di cui ho bisogno: sii te stesso non facendoti influenzare dal giudizio degli altri e, cosa più importante, ama te stesso. 
Il perché del mio bisogno di questi messaggi è semplice: il mio cambiamento è dovuto al non fidarmi degli altri per paura di soffrire e anche paura di sbagliare.
Le fonti di queste paure sono due: i compagni di classe, che mi prendono in giro e mi insultano senza un motivo, e i professori, dai quali sento una grande “pressione”. Magari nemmeno se ne accorgono e non lo fanno volontariamente, ma la pressione che sento da parte loro è tanta e mi ha portata a chiudermi ancora di più per paura, appunto, di sbagliare qualcosa e di deluderli.                
                                                                                                                        
Da queste esperienze personali, posso affermare che non tutti si isolano dalla realtà perché preferiscono i social, ma perché hanno avuto esperienze negative che gli hanno portati a trovare un rifugio. Magari questo rifugio è pericoloso e bisogna saper capire cosa è il male e cosa è il bene, ma se c’è il bisogno di questo rifugio è colpa di circostanze esterne della vita reale che ti porta a cercarlo.                                                                                                                                        
Questo incontro mi ha aiutato a capire che, in effetti, adesso si fa un “abuso” del cellulare e dei social, ma anche che gli adulti tendono a saltare a conclusioni affrettate esagerate senza sapere la verità.


                                                                                                                              




Educazione alla Legalità


L’Educazione alla Legalità rappresenta, nell’attuale momento storico in cui la nostra società diventa sempre più complessa e contraddittoria, uno degli aspetti fondamentali della formazione integrale della persona.
Per noi adolescenti riconoscere e accettare un mondo di regole è sempre un percorso difficile e faticoso. La società contemporanea non ci propone mediazioni simboliche credibili e coinvolgenti per questo non troviamo modelli in cui possiamo identificarci. Tutto ciò aumenta la sensazione di smarrimento e solitudine provocando evidenti situazioni d’isolamento e
una forte tendenza all’individualismo o alla devianza.
Noi alunni della Scuola Secondaria di primo grado, con la guida dei nostri docenti  ci siamo avvicinati al tema della legalità attraverso la lettura di testi, filmati, canzoni, storie di uomini che hanno sacrificato la propria vita, riflessioni e discussioni sull’argomento.

SIAMO STATI GUIDATI A
  • Interiorizzare l’importanza della diffusione di una cultura della legalità fra le giovani generazioni.
  • Comprendere la necessità di lottare contro la criminalità organizzata per la difesa delle Istituzioni democratiche.
  • Affrontare le varie tematiche da un punto di vista Interdisciplinare
  • Riflettere sulla mentalità dell’illegalità
  • Conoscere esempi di persone reali che hanno agito nella legalità, sia in dimensione eccezionale (lotta alla mafia), sia nella realtà quotidiana, svolgendo il proprio dovere, trovandosi a rifiutare corruzione, indifferenza, isolamento. 
IL NOSTRO VIAGGIO NELLA PAROLA “LEGALITA’ ”

La parola LEGALITA’ indica non solo il rispetto  delle leggi, delle regole imposte dallo Stato per determinare diritti e doveri di ciascun cittadino, ma regola anche, nella vita quotidiana ovvero “la RELAZIONE e il RISPETTO dell’ALTRO”.

ABBIAMO CAPITO CHE

La legalità e la convivenza civile sono frutto di una riflessione culturale, faticosa e affascinante, che ci permette di guardare all’ altro come a “un altro di noi”, a una persona con cui dialogare e insieme alla quale condividere un sistema di diritti e doveri.

COME DICEVA Pietro Grasso ex procuratore nazionale antimafia:
Cultura della legalità è qualcosa di più della semplice osservanza delle leggi, delle regole; è un sistema di principi, di idee, dei diritti umani, dei principi di libertà, di eguaglianza, democrazia, verità, giustizia come metodo di convivenza civile.”

TUTTAVIA 
Nel tempo si forma la mentalità dell’illegalità che non è un mondo esclusivo degli affiliati alle organizzazioni CRIMINALI: ma si manifesta molto spesso anche nelle persone cosiddette comuni, nel momento in cui decidono di:

  1. Accettare o chiedere favori contro le regole.
  2. Entrare in un gioco corrotto per il proprio interesse.
  3. Esercitare un potere prevaricante su ragazzi coetanei (bullismo), o su concorrenti negli affari, mettendosi d’accordo con altri e preparandosi ad usare mezzi violenti: minaccia, intimidazione, omicidio. 

E’ IMPORTANTE RIFLETTERE
Ciascuno di noi può verificare, nella vita di ogni giorno, che  la mentalità
dell’illegalità può presentarsi, in certe occasioni come: “NORMALE” E NON TANTO “GRAVE”
INFATTI
Spesso ci capita di dialogare con alcuni nostri coetanei  e quando il discorso tocca la questione della legalità e del rispetto delle regole, si vede in alcuni di loro una tendenza alla giustificazione: “se la maggior parte della gente non rispetta le regole, perché proprio io devo farlo?”.